“L’arte di legare le persone. Legare le persone al letto. Legare le persone a te. Legare le persone alla realtà. Legare le persone a se stesse. Legare le persone è un’arte. Inconoscibile.”

L'arte di legare le persone di Paolo Milone è uno di quei libri che ti sorprendono per la sua leggerezza, ma non quella superficiale e banale. È una leggerezza alla Calvino: una scrittura che sembra quasi fluttuare sulla realtà delle cose, ma sotto la superficie nasconde profondità, riflessioni e verità. E credo sia proprio questo l'intento dell'autore: farti ridere e convincerti di stare al gioco del "non prendiamoci troppo sul serio" e poi SBAM, ti ritrovi tutto d'un colpo a fissare il muro cercando di trattenere le lacrime e non puoi fare a meno di continuare a pensare a ciò che hai appena letto.
Paolo Milone è uno psichiatra genovese, con anni di esperienza in ospedali e centri di salute mentale in cui ha vissuto il lato più umano della psichiatria, quello che non si vede nei libri di testo, quello che riguarda le persone e le loro storie e non i meri "pazienti". E, da bravo psichiatra, Milone sa come entrare nella mente dei suoi lettori, legandoli a sé senza mai forzare la mano.
Il libro è infatti una visita al Reparto 77 di Genova, dove il confine tra normalità e follia è più sottile di quanto si possa credere. Milone ci guida attraverso le storie dei suoi pazienti e colleghi, mostrandoci come la verità, quella vera, non chiede mai il permesso, semplicemente arriva e prende il suo posto.
La scrittura di Milone è, per me, la vera protagonista del libro. Riesce a mescolare l’ironia, la nostalgia e la durezza della vita con una naturalezza che fa sembrare tutto facile. La sua capacità di sdrammatizzare temi complessi è un qualcosa che ho apprezzato pagina dopo pagina, proprio perché fa vedere la realtà in modo più autentico, senza nascondere le sue contraddizioni.
È una riflessione sulla vita, sulle scelte, sulle persone che attraversano la nostra esistenza, su come ci leghiamo gli uni agli altri in modi che non comprendiamo sempre. È come un gioco di fili invisibili che ci uniscono, e l'autore è bravo a mostrarci quanto questi legami siano sottili, fragili, ma anche incredibilmente forti e fondamentali per la nostra esistenza.
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